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Disturbi dell'alimentazione e della nutrizione

  • leonardomatteidesi
  • 30 nov 2023
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 7 dic 2023


I Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione (in passato conosciuti con il nome di Disturbi del Comportamento Alimentare) sono patologie complesse caratterizzate da importanti disfunzioni nel comportamento alimentare e nel contatto con il cibo. In tale categoria rientrano vari disturbi, di seguito elencati:


  • Pica: caratteristica centrale è la persistente ingestione di una o più sostanze senza contenuto alimentare e non commestibili (es. carta, sapone, stoffa, lana, cenere, ecc…) per almeno un mese. Spessissimo è associata a disabilità intellettiva;

  • Disturbo da ruminazione: caratteristica peculiare è la presenza di vomito. Il cibo mangiato viene rigurgitato, poi rimasticato e nuovamente ingoiato o sputato. Ciò avviene per almeno un mese. Il vomito non è autoindotto (come in altri disturbi di seguito esposti), ma si tratta di una sorta di riflesso del corpo. Spesso è associato a disabilità intellettiva;

  • Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo: caratteristica principale è l’evitamento o la restrizione dell’assunzione di cibo, con conseguente apporto energetico insufficiente e significativa perdita di peso e significativo deficit nutrizionale. L’individuo può arrivare a necessitare dell’alimentazione di tipo parenterale;

  • Anoressia Nervosa: è caratterizzata da una persistente riduzione di assunzione cibo e da un’intensa paura di mettere peso e diventare grassi. L’individuo attua dei comportamenti che attivamente interferiscono con l’acquisizione di peso, come una drastica riduzione dell’alimentazione o le abbuffate (ingestione in un determinato periodo di tempo limitato, in genere di 2 ore, di una quantità di cibo significativamente superiore a quella che la maggior parte delle persone assumerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili in associazione alla sensazione soggettiva di perdita di controllo) seguite poi da condotte di eliminazione (es. vomito auto-indotto, clisteri, lassativi e diuretici, sforzo fisico eccessivo.). In questo disturbo nonostante tali eventuali abbuffate il peso resta considerevolmente inferiore alla media. Infine, è presente un’importante compromissione nutrizionale che provoca amenorrea ed anomalie nei parametri vitali: molti organi vengono colpiti dalla pochissima nutrizione;

  • Bulimia Nervosa: caratterizzata da ricorrenti episodi di abbuffate, da ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, da livelli di autostima indebitamente influenzati dalla forma e dal peso del proprio corpo. In base al numero di condotte compensatorie settimanali la bulimia si distingue in lieve (1-3), moderata (4-7), grave (8-13), estrema (14 o più). Solitamente si tratta di individui con un peso nei limiti della norma o leggermente in sovrappeso;


  • Disturbo da Binge-Eating: caratteristica principale è la presenza di abbuffate che si verificano almeno 1 volta a settimana per 3 mesi consecutivi, in assenza di condotte di eliminazione successive (differenza fondamentale rispetto alla Bulimia Nervosa).


VERO O FALSO

  1. I Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione non sono una malattia: FALSO. Si tratta di disturbi che si basano su condotte che non sono semplici abitudini alimentari scorrette, ma caratterizzate da una serie di fattori multifattoriali che richiedono un trattamento specifico;

  2. I Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione colpiscono solo le donne: FALSO. Pur essendo presente una netta maggiore incidenza nel sesso femminile, negli ultimi anni stanno aumentando drasticamente anche tra gli uomini;

  3. Si può riconoscere una persona che soffre di un Disturbo dell’Alimentazione e della Nutrizione anche solo attraverso il suo aspetto fisico: FALSO. Anche se tra questi disturbi si pensa subito all’Anoressia Nervosa, ci sono disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione che non causano gravi forme di sottopeso;

  4. Si può avere più di un Disturbo dell’Alimentazione e della Nutrizione: VERO. Nella pratica clinica è frequente che lo stesso individuo “migri” da una tipologia di disturbo ad un altro per poi in una fase successiva tornare al precedente. Per tali motivi, da qualche anno si sta ragionando non più su una terapia specifica per ogni disturbo dell’alimentazione e della nutrizione ma su forme di terapie che curino tali disturbi in un’ottica transdiagnostica;

  5. I Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione possono causare danni irreversibili: VERO. Spesso, nei casi si maggiore gravità, si possono riscontrare lesioni ossee, infertilità (soprattutto nei casi di riduzione significativa dell’assunzione di cibo), danni renali, danni cardiaci, importanti scompensi elettrolitici che possono provocare anche infarto (soprattutto nei casi in cui è presente vomito autoindotto);

  6. Il trattamento migliore per questi disturbi prevede la presenza di un’equipe multidisciplinare: VERO. Per la cura dei Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione è necessaria la figura di uno psicologo-psicoterapeuta (meglio se con formazione specifica nella cura di tali disturbi), di un nutrizionista e, molto spesso, di un medico psichiatra (nei casi in cui si renda necessario anche un sostegno di natura farmacologica).


5 STRATEGIE UTILI DA UTILIZZARE

  1. Chiedere aiuto ad un professionista: pensare di riuscire a sconfiggere da soli tali disturbi porta l’individuo a non chiedere aiuto, ma questo causerà un aumento della durata del disturbo (che, quindi, sarà poi ancora più difficile da debellare) ed in presenza del fallimento (annunciato) di riuscire a farcela da solo l’individuo si convincerà che non potrà guarire mai, con ulteriore riduzione della richiesta di aiuto;

  2. Fare 3 pasti pianificati (colazione, pranzo, cena) e due spuntini pianificati (merenda al mattino e merenda al pomeriggio) senza vomitare, sputare il cibo, usare diuretici o lassativi o attuare qualsiasi altra forma di comportamento compensatorio: questo riduce il rischio di abbuffate e conduce ad un pattern di alimentazione più regolare;

  3. Individuare attività piacevoli da svolgere: questo ridurrebbe la focalizzazione costante sul cibo e permetterebbe all’individuo di esperire emozioni e sensazioni piacevoli connesse a tali attività;

  4. Mentre sei davanti allo specchio, parla a te stesso in modo accettante e non giudicante;

  5. Pesati al massimo una volta a settimana: pesarsi più spesso (es. ogni giorno) non ha senso in quanto eventuali fluttuazioni del peso da un giorno all’altro possono dipendere da tanti fattori (es. quantità di acqua presente nel corpo, fattori ginecologici, ecc…) e non certo dalle calorie ingerite in un giorno singolo. Anche non pesarsi mai non è un comportamento risolutivo: non pesarti non ti permette di conoscere il tuo reale peso ed evitando l’ansia potenzialmente successiva a conoscere il tuo peso non ti darà mai la possibilità di imparare a gestire tale ansia diversamente!


5 COMPORTAMENTI DA EVITARE

  1. Vomitare ed usare diuretici e lassativi: dopo aver mangiato spesso gli individui hanno la percezione di aver ingerito una notevole quantità di calorie e, di conseguenza, potrebbero decidere di vomitare e/o di utilizzare diuretici e/o lassativi allo scopo di eliminare le calorie acquisite ma tali pratiche risultano nella realtà molto meno efficaci di quanto si pensi in quanto permettono di eliminare una percentuale di calorie molto inferiore rispetto alle aspettative. Al contrario, risultano pratiche estremamente dannose per l’organismo e per i vari organi corporei;

  2. Ridurre e quasi azzerare l’assunzione di cibo per ridurre al minimo l’assunzione di calorie: si tratta di un comportamento restrittivo che aumenta drasticamente il rischio di abbuffate! Più l’individuo non mangia, infatti, più il corpo va in restrizione calorica; tale restrizione calorica, però, espone l’organismo ad importanti scompensi calorici motivo per cui aumenta notevolmente il rischio di forti abbuffate per neutralizzare tali crisi caloriche;

  3. Evitare di mangiare fino a “sentirsi pieni”: tale sensazione aumenta il rischio di attuare comportamenti compensatori in quanto tale sensazione viene presa dall’individuo come la prova dell’aver mangiato troppo (e quindi di aver ingerito troppe calorie);

  4. Controlli costanti della forma del proprio corpo (check del corpo) (es. misurarsi la circonferenza delle cosce, controllare la sporgenza dell’addome stando seduti, pizzicare alcune parti del corpo per valutare la loro grassezza, sentire le ossa, controllare quanto anelli e orologi stringano intorno al polso ed alle dita): questi controlli causano una costante focalizzazione cognitiva sul proprio corpo e, solitamente, arrecano sempre insoddisfazione ed ansia, non risultando assolutamente risolutivi ma, al contrario, peggiorando ulteriormente la focalizzazione sul cibo;

  5. Contare le calorie (check dell’alimentazione) (es. controllare le calorie sulle confezioni alimentari, pesare il cibo, conteggiare le calorie assunte): attraverso tali comportamenti l’individuo resta iperfocalizzato sulle proprie preoccupazioni relative all’alimentazione e alle calorie;

 
 
 

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